C’era una volta in America. Rick Pitino e John Calipari.

C’era una volta in America. Rick Pitino e John Calipari.

Ce li vedrei bene a fianco di Robert De Niro in alcuni dei suoi capolavori cinematografici più memorabili.
Membri di spicco di qualche Famiglia o forse è meglio chiamarla “Famigghia”, vestiti in modo impeccabile, capelli finemente modellati con la brillantina, fazzoletto elegantemente posto nel taschino della giacca, sorriso beffardo stampato in volto ed un buon whisky tra le mani.
“C’era una volta in America”, “Il Padrino” o “Gli Intoccabili” con Kevin Costner e Sean Connery a dargli la caccia.
Già, posso immaginarmeli solamente così, perchè è così che appaiono, le origini italiane sono chiare ed evidenti nei loro cognomi, e anche se entrambe le facce avvalorano questa tesi, non preoccupatevi, sono dei “Bravi ragazzi” e non stiamo parlando di alcun pericoloso boss, ma di due allenatori di pallacanestro.
Rick Pitino e John Calipari, sono due tra i più importanti allenatori di basket a livello collegiale della storia.
Già, quando si parla di questi due, le perifrasi sono inutili, meglio andare dritto al sodo, sono al top, nel gotha della pallacanestro, due maestri assoluti, sinonimo di garanzia nella loro presunzione.120329_SN_Pitino_Calipari.jpg.CROP.original-original
La presunzione non è mai una cosa simpatica lo sappiamo, ma talvolta cari miei, è giustificata, non sarà mai apprezzata, ovviamente incontra più detrattori che sostenitori in qualsiasi campo ed è giusto che sia così, ma concedetemelo, Pitino e Calipari sono molto fastidiosi con la loro spocchia, la scarsa modestia, ma spesso, in fin dei conti, hanno ragione loro.
Da poco è iniziata la stagione NBA e a breve inizierà anche il percorso dei colleghi più giovani, il torneo NCAA è infatti alle porte e i due signori di cui sopra sono ancora saldamente ancorati alle loro prestigiose panchine (Calipari a Kentucky e Pitino a Louisville).
Entrambi hanno rinnovato i rispettivi contratti, fino al 2021 Calipari e fino al 2022 Pitino, sembra che vadano perfettamente a braccetto, ma come molti di voi già sapranno, non è esattamente tutto rose e fiori tra questi due coach.
La voglia di primeggiare che li accomuna e che li ha visti spesso scontrarsi sul campo, li ha portati ad una inevitabile avversione anche al di fuori del parquet e nessuno dei due ne ha mai fatto troppo mistero.
L’ultimo scontro risale alla finale del torneo NCAA dell’aprile 2012, Kentucky-Louisville, una rivalità tra le più acerrime d’America, sole 75 miglia separano i due atenei, Pitino prima della partita dichiarò: “se vai a Lexington (sede dell’University of Kentucky) con la maglia dei Cardinals addosso, entro mezzanotte sei un uomo morto”. Vince UK, vince Calipari trascinato da Anthony Davis, il ciglione, proprio lui.
L’anno successivo Pitino si rifarà con i suoi Cardinals, riuscendo a vincere il secondo titolo NCAA personale, ed un tatuaggio è lì a testimoniarlo, come promesso ad i suoi atleti ad inizio stagione.
Protagonisti del passato recente, protagonisti da decenni, carriere speculari nonostante le divergenze, nomi incisi nella leggenda del basket NCAA.
Pitino inizia sul finire degli anni ’70 come assistente all’Università delle Hawaii, per poi passare alla corte del maestro e amico Jim Boeheim agli Orangemen di Syracuse fino ad ottenere il primo incarico da head coach a Boston University e poi a Providence University con una breve parentesi da assistente di Hubie Brown ai New York Knicks.
Proprio a Providence riesce a creare un programma vincente dalle macerie, raggiungendo guidato da Billy Donovan (coach dei Florida Gators due volte campione NCAA con Noah e soci), le prime Final Four al torneo NCAA della sua carriera.
Tra il 1989 ed il 1996 alza l’asticella, diventa coach della prestigiosa University of Kentucky, con la sua classica difesa press a tutto campo guidando i Wildcats a 3 Final Four (1993,1996,1997) vincendo il suo primo titolo nel 1996, sconfiggendo in semifinale proprio Calipari ed in finale, quel Jim Boeheim che l’aveva lanciato ad alti livelli.rick-pitino
Nel 1997 abbandona Lexington ed approda in NBA, i Boston Celtics gli concedono carta bianca, ma i risultati non sono quelli sperati. Il record nei 4 anni da head coach è assolutamente negativo, il rapporto con la stampa è pessimo, il feeling con i tifosi fatica a sbocciare, poco paziente con le sue scelte al Draft, Chauncey Billups, con la terza chiamata assoluta, viene scaricato frettolosamente.
Celebre un suo attacco ai tifosi, colpevoli a suo dire di essere legati al passato, di vivere nel ricordo di Bird-McHale-Parish e di non supportare il duro lavoro di un gruppo giovane e bisognoso di sostegno.
Nel 2001 abbandona il massimo campionato professionistico e torna sui suoi passi, tante offerte da quel mondo che lo ha portato in alto, una scelta combattuta, fa i bagagli e si trasferisce a Louisville, la rivale numero uno dei suoi vecchi Wildcats.
La prossima sarà la 14esima stagione sulla stessa panchina, non uno dei migliori reclutatori secondo molti, ha sempre voluto uomini prima che star, giocatori adatti alla sua idea di pallacanestro, una pallacanestro fatta di difesa, di verticalità, di tiro perimetrale, di difesa a tutto campo, la pallacanestro di Pitino, una pallacanestro vincente.
Un programma comunque sempre tra i migliori, che lo ha recentemente portato nella Hall of Fame del basket a stelle e strisce, che lo ha portato al secondo titolo NCAA della carriera nel 2013, non certo con una delle formazioni più talentuose che si ricordino, però ha vinto a modo suo e questo conta più di tutto e da qui al 2022 sicuramente le sorprese non sono terminate.
L’America è tanto grande, come è possibile che questi due si calpestino pure i piedi, forse hanno bisogno di osservarsi, sicuramente vogliono tenersi d’occhio, già perchè dal 2009 John Calipari è alla guida dei Wildcats di Kentucky che lo hanno portato al primo titolo in carriera.
Le malelingue si affollano quando si parla di lui, ogni anno il suo programma gli permette di reclutare i migliori talenti in circolazione, i migliori liceali d’America scelgono lui per trascorrere l’anno di College obbligatorio prima di passare al professionismo.
Il tanto odiato “One and Done”, talenti che sostano in questi prestigiosi atenei lo stretto tempo necessario prima di spiccare il volo verso l’NBA, dal 2006 è obbligatorio e se per alcuni reclutatori questo rappresenta un grosso limite, non si può dire lo stesso per Calipari.
Marcus Camby, Derrick Rose, Tyreke Evans, John Wall, Eric Bledsoe, Demarcus Cousins, Brandon Knight, Enes Kanter, Nerlens Noel, Anthony Davis, Michael Kidd-Gilchrist, Julius Randle, solo per citarne alcuni e potrei continuare questo lungo elenco, tra UMass (University of Massachussets), Memphis e Kentucky, ha allenato decine di talenti, passati immediatamente al piano superiore dopo un solo anno.10797987-large
Tra Kansas e Pittsburgh prima del 1988 quando diviene head coach dell’università del Massachussets dove resterà fino al 1996, giungendo proprio nell’ultimo anno alla Final Four del torneo NCAA.
Poi il percorso è speculare a quello di Pitino, avventura di 4 anni in NBA, tra New Jersey Nets da capo-allenatore e Philadelphia 76ers con Larry Brown, ed il risultato è il medesimo, record di vittorie attorno al 37 % e dietro front obbligato.
Dal 2000 al 2009 porta il suo programma ai Tigers di Memphis University, sfiorando il titolo sulle spalle di Derrick Rose, in finale contro i Kansas Jayhawks, tripla di Mario Chalmers per l’over-time e festeggiamenti rinviati.
L’anno successivo sposa il progetto dei Wildcats come detto, un matrimonio molto ricco, 34 milioni di dollari in 8 anni.
3 Final Four raggiunte, 1 titolo nel 2012 ed un’ammucchiata di talenti spediti tra i pro’.
Qualche ombra di troppa nella sua carriera c’è, è innegabile.
Nel 1996 del denaro ricevuto da Marcus Camby cancellò i risultati della sua UMass, nel 2008 un presunto test di ammissione falsato per Derrick Rose cancellerà anche quell’apparizione alla Final Four NCAA, fino ad arrivare al caso Kanter, tenuto ai box quando si scoprì che in Turchia aveva ricevuto dei rimborsi irregolari per un collegiale.
Calipari è stato legalmente assolto da qualsiasi capo d’accusa e non coinvolto in alcuno di questi episodi e se proprio vogliamo essere onesti anche il caro Rick qualche problema con la giustizia lo ha attraversato, presunti illeciti agli inizi della propria carriera, vittima di estorsione in un episodio che lo vide colpevole di adulterio ecc ecc..
Detto questo, visto e considerato che all’inizio di queste mille e poco più parole ve li avevo presentati come due perfetti boss di qualche non precisato clan, vederli coinvolti solamente in simili “sciocchezze”, un pò ci rincuora.
Quel che rimane è sicuramente la grandezza di due allenatori spesso più grandi delle università che hanno portato in alto, spesso più grandi dei giovani talenti che hanno contribuito a rendere giocatori.
Due allenatori arroganti a cui piace specchiarsi nelle proprie squadre, orgoglioso manifesto delle proprie abilità, altro esempio di due che non si sono mai amati e non potrebbe essere altrimenti, due che sicuramente saranno ancora protagonisti come lo sono stati per tutta la loro carriera.
L’esempio di due uomini dall’ego smisurato, talmente gigantesco che sembrano quasi di troppo racchiusi in un solo sport, in una sola nazione, in una sola regione, racchiusi in sole 75 miglia.
Passo e chiudo



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