Ciclismo e noia? Partono le Classiche, un buon momento per cambiare idea

Ciclismo e noia? Partono le Classiche, un buon momento per cambiare idea

 

Ci siamo.

Riparte la stagione del ciclismo.

Sarebbe già ripartita, a caccia di (necessari) milioni in lidi ciclisticamente neofiti ma molto danarosi come Oman e Qatar (a spremere sceicchi e petroldollari a 45 gradi all’ombra), ma anche per sfruttare l’emozione e la gioia degli argentini e dei sudamericani in genere, forti di buoni risultati recenti.

Emozione, gioia, appunto, che finalmente torna qui in Europa e allora, diciamolo, va bene tutto, ma come ci sono i templi di calcio e basket, ci sono strade che il sudore, le imprese e la leggenda hanno reso uniche, mitiche: Classiche.

Eppure non voglio parlare e scrivere di imprese del passato, di percorsi, altimetrie, di imprese e speranze che ogni anno arrivano. Non voglio sbilanciarmi sulla Tirreno- Adriatico, fare poesia sulla semplicità e tuttavia ingannevolezza del percorso della Sanremo che porta la Primavera (dio, diciamo che dovrebbe, visto gli ultimi due anni sotto la neve).

No, oggi in breve parlo a chi non ama, o forse non capisce, o semplicemente non trova interessante questo sport.

Come è possibile che tanta gente aspetti anche ore su una strada il passaggio di una carovana di corridori, che arriva e passa in un secondo, colorato e inafferrabile? Come mai si guarda in tv per 200 chilometri di cui diventano importanti spesso gli ultimi tre?

Proviamo a rispondere (con una premessa: io adoro questo sport, da bambino e ben prima di provare anche io a fare bici, perché io vado in bici, il ciclismo vero anche a livello dilettantistico è altra cosa) dunque ad un’affermazione ricorrente: il ciclismo è noioso.

Altri-Sport-Ciclismo-Noia-icon1

Beh, a volte ci sono dei momenti di lunga transizione, è vero, come può capitare in un 10000 metri o in una maratona nell’atletica. E’ vero che però le tappe lunghe, le corse lunghe, vivono migliaia di momenti fondamentali che spesso le telecamere non prendono, e sopra i 200 chilometri esce davvero il corridore. Avere la possibilità di vedere a volte la prima ora di una tappa importante di un Tour mette i brividi: si va ai 50 all’ora e tanti, a volte sembra tutti, provano la fuga, con un gruppo di cani dietro che provano a tenerla chiusa la corsa, o a far andar via chi dicono loro. Sono fucilate, battaglie assolute, da svuotarti all’istante.

Ed è altrettanto vero che spesso anche corridori importanti aspettano i finali, si vedono meno azioni lunghe e imprevedibili: un po’ per la specializzazione (si corre meno e ci si prepara per specifici obiettivi), un po’ perché si decide spesso per secondi e non per minuti, un po’ per le radioline e il controllo più diretto dei direttori di corsa. Succede nelle gare a tappe, più che altro.

Ma ci son mirabili eccezioni e campioni che si lasciano andare allo spettacolo. Nibali, Contador, Sagan e tanti altri; e senza andare troppo indietro nel tempo Bettini prima di loro, per fare un nome.

E poi ci sono gare in cui è davvero solo battaglia, quelle di un giorno e quelle della storia (le mie preferite, come credo si sia capito).. e sono queste in arrivo: la Sanremo di follie, poi a morire di fatica sui Muri al Fiandre, a saltare sulle pietre alla Roubaix, senza un metro di salita ma sentirsi sulla bici come in sella a un toro nelle follie di pavè.. e poi la Liegi, la decana, la più antica e la più aperta a diverse tipologie di corridori. Ecco, iniziate a seguire queste gare che stanno arrivando, e forse vi appassionerete. E’ davvero il momento migliore.

Altri-Sport-Ciclismo-Noia-icon3

Perché ne respirerete il clima, l’atmosfera, la sensazione di Epica che ancora, nonostante tecnologia e scandali e doping da cui si cerca sempre di uscire con impegno maggiore che in altre discipline, nonostante tutto dicevo, queste due ruote sono ancora avvolte. Facce stravolte e visi scavati, fisici magri dalle gambe esplosive, polvere e caldo e pioggia. E allora capirete anche la gente che scende in strada ad accogliere quelli che sono ancora eroi, che benedicono con il loro passaggio strade leggendarie, e che a volte regalano imprese e sogni. Un rito collettivo, una tradizione, un legame tra passato e presente che miracolosamente resiste.

Se poi ne avete la possibilità (e con un po’ di voglia e allenamento e con i rapporti giusti posson tutti, privilegio unico di questo sport) provate a fare in bici una di queste strade mitiche, una salita importante, un tratto storico. Sentirete qualcosa durante, guardando anche il panorama, ma soprattutto, anche andando piano o pianissimo, sentirete qualcosa di incredibile, soggettivo e collettivo, quando arriverete in cima. Forse lì sentirete di persona cosa è il ciclismo.

Questa però è un’altra storia. Cominciate a divertirvi davanti alla tv, per il resto c’è sempre tempo.


Related Articles

SE NON SEI ALTO DEVI ESSERE ALL’ALTEZZA!!!

Certo si sa, l’altezza nella pallavolo conta, per l’esattezza in quattro ruoli su cinque! A meno che, come vi ho

Not an ordinary Brasilian. Intervista con Karen Jonz.

Come i nostri più affezionati lettori avranno capito da tempo, noi de ilLatoB abbiamo due grandi interessi: le donne e

Moto2? No grazie.

L’Iter di un giovane pilota comprende normalmente il passaggio attraverso tutte le classi del motomondiale, partendo dal basso: si parte

nessun commento

scrivi un commento
ancora nessun commento puoi esser il primo a commentare questo articolo!

solo gli utenti registrati possono commentare.