Il Pallacanestrista: la Sagra del Luogo Comune.

Il Pallacanestrista: la Sagra del Luogo Comune.

Il mondo è bello perchè è vario.
Questa sarebbe una constatazione? Un dato di fatto? Il risultato di una disamina approfondita?
No!! Ragazzi miei, questa purtroppo è una cagata pazzesca.
Vorrei evitare moralismi vuoti e già sentiti troppo spesso, ma la dura realtà è che in un mondo globalizzato che lascia sempre meno spazio a sfoghi particolari che sarebbero vitali per la stessa esistenza del genere umano, anche gli stessi  “tipi umani” che ci circondano e condiscono le nostre giornate sembrano prodotti in serie, tutti esattamente uguali.
Non serve viaggiare molto per constatare ciò e se mi seguirete in queste poche righe, son sicuro che sarete d’accordo con me.
Fin da quando sono piccolo, o meglio da quando ho smesso di guardare i Pokemon alla televisione, momento che considero come il più grande spartiacque della mia esistenza, ho cominciato a piccoli passi ad avere una mentalità critica (o almeno mi auguro che sia così) e da quel momento in poi ho subito iniziato a distinguere il buono dal meno buono e così via.
Il capostipite, padrone incontrastato dei mali della nostra società, a mio modo di vedere, è il luogo comune.
L’arroganza, la saccenza, l’apriorismo senza senso del luogo comune mi hanno sempre urtato in maniera particolare, vedere negli occhi altrui la sicurezza di conoscere quando in realtà non conoscono un benemerito c. è semplicemente il fastidio in persona.
Esistono luoghi comuni per ogni singola cosa, le nostre abitudini, i nostri usi sperimentati nel tempo ci hanno portato al fondamento di principi inviolabili, credenze e convinzioni che nemmeno il padre eterno potrà cancellare dalle nostre menti.
Ho voluto qui di seguito elencarvi alcune tipologie ben definite di persone che ho fatto il poco piacere di incontrare nel corso degli anni e che son sicuro non spariranno mai, quelli che seguono sono i più celebri “tipi umani” che ci circondano, passeggiando a braccetto con i loro luoghi comuni riguardanti chiunque abbia avuto a che fare con il Basket e sia un minimo più alto della media delle altre persone.
1. L’acuto osservatore.
Posso perdonare la nonnina che all’alba dei 109 anni nel vederti, non trova altre parole che queste, posso comprendere la classica frase per rompere il ghiaccio in un momento di imbarazzo, ma la frase: “Caspita, MA QUANTO SEI ALTO?”, dopo 23 primavere, faccio fatica a sopportarla.
 Mi rendo conto che la normalità sia altro, e son molto sorpreso che tu abbia notato con un’acutezza quasi unica che, sì, sono abbastanza alto, ma sappi che questa tua esclamazione non aggiunge nulla alla mia considerazione circa la tue doti di osservatore/trice.
2. Lo sfruttatore.
Questo particolare tipo umano lo possiamo incontrare in qualsiasi ambiente che preveda un minimo di socialità e di rapporto tra persone: scuola, parco, supermercato, casa, oratorio ecc..
. La nostra altezza in qualche momento può averci reso fieri e tronfi, sicuri di noi stessi, in altri casi può averci fatto sentire a disagio o fuori luogo, una cosa è certa e sotto gli occhi di tutti, la nostra altezza è utile.
 Quante volte siete stati usati come appendiabiti? Quante volte siete stati usati per recuperare qualcosa posto troppo in alto? Molte volte immagino, l’essere alti comporta indubbiamente anche dei vantaggi e lo sfruttatore lo sa.
 Si fa per scherzare naturalmente, siamo ben felici di poterci rendere utili, ma di certo la frase: “Scusa mi puoi prendere quello che tu sei alto” non è tra le nostre preferite.
3. Il metereologo.
Probabilmente il peggiore di tutti, anzi sicuramente il peggiore di tutti, si crede il comico di Zelig della situazione, fa abitualmente battute alle quali ride solo lui e se ne compiace.
 Una volta constatata la tua altezza oltre la media, dopo aver attirato l’attenzione del più vasto uditorio possibile, se ne esce con frasi del tipo: “Ehi vatusso, che tempo fa lassù?”, “Wei bello, ma forse l’aria è un pò rarefatta lassù e non capisci bene…”.
E’ lo stesso che si traveste appena può da vittima, specialmente in luoghi molto affollati come discoteche, facendoti notare come per te sarà una pacchia visto che la tua testa sbuca abbondantemente oltre le altre permettendoti di non dover condividere l’aria con nessuno.
Mi rendo perfettamente conto che a volte può essere un bel vantaggio prendere una boccata d’ossigeno in più, ma queste battute erano passate di moda già nel ’15-’18 quindi fateci sto piacere, fatela finita.
4. Il critico opinionista.
Chiunque ci ha avuto a che fare durante il periodo scolastico, spesso sono compagni di classe, indifferentemente maschi o femmine, spesso non hanno la minima idea di cosa sia il basket, ma quando scoprono che lo scopo del tuo sport è infilare qualcosa dentro a qualcos’altro, sei spacciato.
 Se ti azzardi a sbagliare di un centimetro il lancio di una gomma o di una penna, il critico comincia ad agitarsi con ampi gesti circolari delle braccia esclamando: “Ah beh, se giochi pure a basket siamo a posto…” Con una sottile vena sarcastica di cui non può fare a meno.
 Altro momento temuto da tutti noi è il lancio della pallina di carta nel cestino, puntualmente quando ci accingiamo a lanciare, tutti gli occhi sono puntati dritti su di noi, luci spente, occhio di bue pronto a seguire la traiettoria del lancio e quando la pallina malauguratamente si infrange sull’esterno del cestino, ecco pronti gli insulti più disparati: “Cavolo, fortuna che giochi a basket eh”, “Buuuu, scarso…” e puntualmente la compagna cicciottella avulsa da qualsiasi pratica sportiva, infila un tiro da tutta l’aula, per dimostrarti che sei proprio una vera merda.
 Mi difendo citando De Gregori: “Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…”, tutto inutile, i tuoi compagni ti hanno già etichettato come un perdente e la tua carriera è già segnata. In negativo naturalmente.
5. Il linguista.

Ed infine c’è lui, quello che considera il tuo sport una specie di particolare specialità olimpica sconosciuta, creata ad hoc per pochi intimi.
Quello che: “Basket? Minchia cazzo è il basket oh!?”, non sa minimamente a cosa tu ti riferisca quando parli di pallacanestro non sa come definirti, vorrebbe definirti come un mezzo sportivo di serie Z senza arte nè parte.
 Si salva in corner usando giri di parole infiniti o improbabili termini da brividi.
 Siamo stati chiamati in diversi modi, cestisti è una parola difficile che non resta in mente probabilmente, siamo stati ripetutamente chiamati baskettari, ancora oggi mi capita.
Però il linguista si è spinto oltre i suoi limiti, ci ha provato in tutti i modi a trovare il termine adatto, già ammettetelo ragazzi, anche a voi, come a me, è capitato di essere chiamati: PALLACANESTRISTI!
Passo e chiudo.



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