Over…… the TOP!

Over…… the TOP!

Tra le tante regole del volley che ogni anno cambiano, una delle più assurde a cui mi sia mai trovata di fronte è quella degli “over” … della serie:
“ti ho fatto fare esperienza, ti ho cresciuto tatticamente-tecnicamente e caratterialmente, ora che sei un giocatore consapevole fai posto ai giovani”.
Ehm… no… ci deve essere qualcosa che mi sfugge.. per carità lo sport è scuola di vita e in Italia la meritocrazia non esiste quindi forse è giusto che anche in palestra non si finga la sua esistenza.
Sono fermamente convinta che dare spazio ai giovani li aiuti a formarsi ma non attraverso regole di questo tipo, diventa fondamentale far capire che il posto vada conquistato con il lavoro e la dedizione non “a priori”, oltretutto questa regola rischia di far calare il livello di gioco in modo notevole.

Come nelle più grandi storie d’amore uno influenza e cambia l’altro a volte in bene a volte in male proprio così anche la pallavolo modella i giocatori e loro si raffrontano ad essa in base a come la vivono ecco perché ci sono “over e over”.
Spesso vengo criticata per il mio voler guardare troppo il “buono” trascurando i lati meno belli, tutelando sempre i giocatori, quindi questa volta togliamo ogni dubbio subito dicendo apertamente che ci sono over che non hanno voglia di allenarsi ritenendosi atleti “già arrivati”, pensando di sapere tutto e permettendosi atteggiamenti poco consoni ad uno sport di squadra, voglio però specificare che a mio avviso non è questione di età bensì di tipologia di giocatore e quindi sta alle società sceglierseli o crescerli bene.
Fatta chiarezza su questo concetto desidero parlare di quei giocatori che fanno realmente bene al nostro sport.
Quando ero piccina entravo in palestra e riconoscevo subito un “over”, già… sono atleti che hanno una certa confidenza con la pallavolo, un rapporto intimo con questo mondo, di chi si conosce bene, loro e la pallavolo sono amici di vecchia data e lo si vede dalla naturalezza con cui si relazionano alla squadra e all’ambiente, quella leggerezza tipica di chi conosce alla perfezione quali siano i lati belli e i lati brutti ma senza mai smettere di amare questo sport.

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Sono persone che ti ammaliano con quell’equilibrio costante sia in gioco che nelle “dinamiche da spogliatoio” , sono coloro che conosco bene le emozioni che scatena una vittoria, una sconfitta, una settimana storta, i limiti personali e tutto ciò che succede in un’annata, avendo sempre le parole e l’atteggiamento più adeguato.
Spesso sono atleti fissati con i loro esercizi di riscaldamento o i loro riti pre-partita, sono quelli che in uno spogliatoio di persone agitate che tengono la voce alta cercano un po’ di tranquillità, sono quelli che finito allenamento fanno stretching con la minuziosità di chi sa quanto possa essere salvavita.
Sono quelle persone che hanno una solidità di base, una consapevolezza che apparentemente sembra indistruttibile, quelle che nel gioco hanno sempre la costanza e la sicurezza di far qualcosa che le accompagna da una vita, ogni cosa è semplice ma mai banale.
Avere degli over in squadra non può esser visto come limite per i giovani bensì come una fortuna, non è una persona che “ruba” il posto da titolare ma un atleta da seguire da imitare, a cui appoggiarsi che permette di crescere e che sa essere un appiglio sia per le compagne che per l’allenatore.
Essere un “over” proprio per questo non va vissuto come un diritto ma anche come un dovere.
Cari amici che fate le regole, scusate se mi permetto… ma l’amore, la dedizione e la volontà non sono legati all’età anzi, la passione non può “avere una soglia”, ma soprattutto sappiate che un atleta è il primo ad accorgersi quando è il momento di abbassare le ginocchiere e fare posto.

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