SE NON SEI ALTO DEVI ESSERE ALL’ALTEZZA!!!

SE NON SEI ALTO DEVI ESSERE ALL’ALTEZZA!!!

Certo si sa, l’altezza nella pallavolo conta, per l’esattezza in quattro ruoli su cinque! A meno che, come vi ho raccontato in un altro articolo, non si abbiano delle molle al posto delle gambe, i centimetri regalati da mamma e papà fanno parecchio comodo.
A differenza dei club, che mettendosi su mercato, fanno come all’ingresso di Gardaland: “ se sei più alto del dito di Prezzemolo ti prendo sennò sei troppo basso per fare il gioco”, nel panorama mondiale sorge la problematica per alcune nazioni della fisicità delle proprie atlete.
Le prime a trovare questa problematica son le ragazze del Giappone.



Apriamo una piccola parentesi, dai tempi di “Mila e Shiro” trasmessa proprio a Tokyo nel 1984-1985 e arrivata in Italia nel 1986, questo popolo sognava di avere un’elevazione che permettesse a quella ragazzetta di spolverare il soffitto con i suoi capelli arancio, oltre che fare pensieri lunghi una puntata prima di schiacciare la palla. Chi di noi non si è chiesto se Yogina già a quei tempi non fosse un’assidua frequentatrice di Mc Donald’s post allenamento , o come ha fatto a non svenire Shiro allo schiaffo preso da Mila, colei che nell’attacco laser ovalizzava la palla?! Ma a parte questo,nel famoso cartone animato, dei tratti realistici c’erano: la capacità di una nazionale come quella giapponese di esprimere gioco veloce e capacità di difesa impressionanti. Ecco allora che contro le Nazionali di “altone” , già nelle gare del Grand Prix,mister Manabe ha ideato un nuovo modulo di gioco battezzato “Hybrid 6”, lo schema che non prevede l’utilizzo dei centrali in campo, o più precisamente ne prevede un utilizzo limitato.
In sostanza il Giappone con la palleggiatrice in prima linea, nella fase muro difesa,resta al centro della rete e sfrutta gli attaccanti di posto 4 e posto 2 e ricerca tantissimo l’utilizzo di una pipe molto veloce. In queste tre rotazioni, i ricettori attaccanti restano in zona 4, mentre le false centrali in zona 2. Quando, invece, la palleggiatrice è in seconda linea, le centrali restano in zona 3.Ovviamente, questo schema di gioco comporta una disposizione rotazione per rotazione diversa da quelle standard in fase di ricezione.
Manabe Masayoshi spiega infatti: “ho dovuto tenere conto delle caratteristiche fisiche delle nostre giocatrici, che in questo momento sono di un’altezza ben diversa dalla media. Quindi ho cercato di individuare una formazione tale da permettere di ottimizzare al meglio la realizzazione dei nostri punti”.
Tutto ciò rende difficile la lettura del gioco da parte degli avversari, poiché non possono mai trascurare cm di rete nelle partenze a muro, impedendogli di opzionare sugli attaccanti proprio perché vi è sempre l’attacco si posto 2 e 4 oltre alla pipe, tant’è che alla Russia nel Grand Prix è girata la testa!!
Così facendo il Giappone perde qualità e altezza a muro, ma come detto prima riescono a compensare con un lavoro di seconda linea davvero meticoloso, ritrovandosi a combattere un mondiale in mezzo alle Big.
I giapponesi, un popolo di persone metodiche e laboriose, anche in questa occasione hanno saputo sfruttare le loro doti per compensare delle lacune oggettive a cui non potevano porre rimedio.
Che dire… dove non ci arriva il fisico ci arriva la testa…
チャオ (ciao)



Related Articles

La strada che ti manca è quella che ti porta a casa

Capita a volte nella vita di voltarsi indietro e stupirsi di come due percorsi a lungo paralleli abbiano a un

Wimbledon al femminile

Non sono un grande appassionato di tennis, non lo seguo praticamente mai ma in questi giorni di frenesia da Brasile

La leggenda d’improvviso sullo schermo in una notte d’estate

Amarcord: Rumble in the Jungle fa quarant’anni. Vista, amata, e poi capita. Ci sono punti di svolta, momenti spartiacque: prima

nessun commento

scrivi un commento
ancora nessun commento puoi esser il primo a commentare questo articolo!

solo gli utenti registrati possono commentare.